lunedì 27 luglio 2015

Vi invito a dare un'occhiata al mio nuovo approfondimento sul rapporto tra romanzi contemporanei e ufficio per Dusty Pages in Wonderland.

"Superiori insopportabili, competizione inspiegabile, guerre intestine di reparto, fuochi e fiamme tra segretari, sfruttamento, corruzione, mobbing e molestie sessuali: il mondo del lavoro - per chi riesce a farne parte - è un vero e proprio inferno. Questo sentimento comune è terreno fertile per la scrittura contemporanea, sempre alla ricerca di una resa il più possibile realistica della storia e del confronto con temi scottanti che rappresentano il main frame della vita ai tempi della crisi."

mercoledì 22 luglio 2015

Online un video assaggio del saggio-spettacolo "Sin Fronteras" del 19 Giugno 2015, tenutosi al Teatro Ranchibile di Palermo, per la regia di Giulia Compagno (maestra e coreografa della Scuola Flamenco Libero di Palermo) con la partecipazione alla guitarra di Luca Fasoni e al cante della meravigliosa Margherita Avvento. Naturalmente, al baile,tutti gli allievi della scuola, me compresa!
Se volete maggiori informazioni sui corsi, potete visitare il sito http://flamencolibero.it/ o la pagina Facebook del gruppo.


domenica 19 luglio 2015

Miele
Ian McEwan
Einaudi (Numeri Primi)
pp. 368
€ 13,00
Come impiegata d'ufficio del più basso grado, dopo le debite trattenute il salario della prima settimana fu di quattordici sterline e trenta pence, nella nuova valuta decimale, che ancora non aveva perso la sua aria poco seria, stupida e fraudolenta. Pagavo quattro sterline alla settimana per la camera, più una sterlina per la luce. il viaggio costava poco più di una sterlina, e me ne lasciava otto per il vitto e tutto il resto. Riporto questi dettagli non per lamentarmi, ma nello spirito di Jane Austen, di cui a Cambridge avevo divorato i romanzi. Come si può comprendere la vita interiore di un personaggio, reale o fittizio che sia, se non si conosce lo stato delle sue finanze? Miss Frome, da poco trasferitasi in un modesto appartamento al numero settanta di St. Augustine's Road, Londra, North West One, aveva meno di mille sterline l'anno e un peso nel cuore.

Ian McEwan, Miele,pagg. 49-50

venerdì 17 luglio 2015

Nuovo strano post del venerdì. Dopo una bella serata flamenca alla Galleria - Salita Ramirez 2, Palermo, fatevi preparare dal barman un Mojito Frozen, ve lo consiglio -, oggi si ritorna alla solita routine che prevede sudate tremende causa la canicola umida che sembra essere il must di questi giorni. Si spera in una giornata di mare nel weekend per eliminare l'imbarazzante tintarella di luna (sebbene olive) che mi porto addosso, si cerca ispirazione per un regalo e si fanno i conti con una rinnovata voglia di leggere.
Ho appena concluso - complice un giorno passato a letto tra caldo e influenza non identificata - I love minishopping e il quinto volume della stagione 8 del comic Buffy the Vampire Slayer, ho cominciato Miele di McEwan, che alterno a Gli eroi imperfetti di Sgambati (messo da parte causa esami e lettura de I fiori blu di Queneau per l'incontro del club del libro della scorsa settimana). 
Nel frattempo, ho compilato una TBR richiestami dalla mia capoblogger per un'iniziativa molto carina che stiamo continuando a portare avanti sulla pagina facebook di Dusty Pages in Wonderland, dove raccogliamo le foto delle vostre liste di lettura per l'estate.
Inutile dire che sono indietro rispetto le aspettativa, ma vedrò di mettermi in pari e, soprattutto portare a termine questa TBR come una challange entro e non oltre la fine di agosto.
Come vedete all'unico libro già iniziato si aggiungono Moby Dick di Melville, Lo hobbit di Tolkien, The complete Maus di Spiegelman e due libri vincitori di prestigiosi premi: The narrow road to the Deep North di Flanagan, Man Book Prize 2014, e All the light we cannot see di Doerr, Premio Pulitzer 2015. 
La sfida si fa ardua, anche considerando che ogni libro consta in media di 500 pagine, ma ce la farò. Basta solo un po' di buona volontà!

venerdì 3 luglio 2015

Sappiamo tutti quanto sia difficile trovare un lavoro al giorno d'oggi. Si sostiene che, in Italia, i giovani non vogliano lavorare, ci si stupisce che non rispondano ad annunci, che non accettino di fare esperienza gratuita. Insomma, i giovani sono la pecora nera della società perché ancora non hanno capito che, per vivere di briciole, bisogna chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie e la bocca ma, soprattutto, autoconvincersi che lo sfruttamento è solo il primo gradino di una meravigliosa carriera in ascesa che, se si è fortunati, porterà loro al posto di lavoro agognato appena un anno prima del pensionamento - sempre che non siano costretti a lavorare fino al riposo eterno.

Si ragiona di far diventare l'università frequentata uno dei criteri selettivi ai concorsi, perché ovviamente la meritocrazia è quel sistema di valori basato sul conto in banca dei genitori che ti hanno potuto fare ammettere ad un'università prestigiosa. Ma che ne è delle competenze? Quelle non sono referenziali nemmeno per governare, figuriamoci per occupare un posto di lavoro.

Il non plus ultra dei lavori offerti ai laureati è quello di addetto alle pubbliche relazioni, tradotto per i meno avvezzi ai nomi tecnici come operatore di call center. Se poi si ricercano insegnanti per doposcuola, il must è il maggior numero di ore lavorative per il minor compenso possibile. In alternativa, è consigliabile offrirsi come baby o dog-sitter: la proposta di consenziente rapporto sessuale ben retribuito è la migliore che possiate aspettarvi. 

La laurea non ti rende qualificato per molti lavori, diventa tuttalpiù ostacolo per la partecipazione alla formazione professionale (gli studenti, infatti, non possono usufruire del piano Garanzia Giovani in quanto impegnati in un corso di laurea); possono invece impegnarsi a colmare le figure mancanti all'interno delle aziende - per tagli dovuti alla crisi - contribuendo con gli stage curricolari imposti dai piani di studio per i quali non è previsto nessun compenso. La mansione più inflazionata è l'erogatore di caffè a comando e l'uomo fotocopia, nella speranza vana che qualcuno si accorga che si è capaci anche di redarre un comunicato. 

I più attraversano il confine di stato alla ricerca del "sogno lavorativo", scoprendo realtà diverse che non prevedono il dover mettere in moto tutte le proprie risorse creative per trovare il modo di guadagnare quantomeno il necessario per riempire il serbatoio dell'auto settimana dopo settimana. Scandaloso è pensare che questi individui che ripudiano la patria raccontano di veri e propri paradisi nei quali il prezzo del lavoro è bilanciato con la valuta della moneta e il prestigio della posizione occupata, di stage retribuiti, esonero delle tasse statali per quanti intraprendono un percorso di formazione universitaria, possibilità di crescita professionale.

Il giovane che lascia la terra natia per trovare fortuna, lo fa a malincuore. Perché vorrebbe una patria che gli garantisse il diritto ad una vita dignitosa, allo studio, alla realizzazione personale, alla creazione di una famiglia, al soddisfacimento dei bisogni primari, al lavoro. Non è sputare sul proprio piatto, ma ribellarsi alla prostituzione mentale che presuppone questo sistema corrotto. Perché guadagnare briciole su turni disumani non è lavorare, ma accettare di essere schiavo, come le bestie da soma.
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